Quando la Propaganda Trasformò la Cannabis in un Demone

“Reefer Madness” e “Assassin of Youth”:

Quando la Propaganda Trasformò la Cannabis in un Demone

 

Nell’immaginario collettivo moderno, film come “Reefer Madness” sono spesso visti con un sorriso, quasi come una bizzarra reliquia di un’epoca passata.

 

Eppure, queste produzioni cinematografiche non erano affatto una farsa per i loro ideatori.

 

Erano potenti strumenti di propaganda, concepiti per instillare terrore e giustificare una delle più grandi campagne di proibizionismo nella storia americana, quella contro la cannabis.

La Nascita del “Pericolo Marijuana”: Un Contesto di Paura e Pregiudizio

Per capire il perché di film come “Reefer Madness” e “Assassin of Youth”, dobbiamo immergerci nel clima sociale e politico degli Stati Uniti negli anni ’30.

 

Era un’epoca segnata dalla Grande Depressione, dalla paura del “diverso” (immigrati, minoranze etniche) e dalla ricerca di capri espiatori per i problemi sociali.

 

In questo scenario, emerse la figura di Harry Anslinger, primo commissario del Federal Bureau of Narcotics (FBN), istituito nel 1930. Anslinger era un convinto proibizionista che, dopo la fine del proibizionismo sull’alcol nel 1933, cercò una nuova “guerra” da combattere.

La cannabis, allora conosciuta più comunemente come “canapa” con le sue innumerevoli applicazioni industriali e mediche, divenne il suo nuovo bersaglio, sotto il nome più esotico e minaccioso di “marijuana”.

 

La campagna di Anslinger non si basava su prove scientifiche, ma su un mix letale di:

  • Aneddoti sensazionalistici: Storie inventate o fortemente esagerate di crimini violenti, follia e depravazione attribuite all’uso di marijuana.

  • Pregiudizi razziali: La cannabis fu spesso associata a musicisti jazz afroamericani e immigrati messicani, alimentando il timore che questa “droga straniera” corrompesse la gioventù bianca americana.

  • Interessi economici: Potenti industrie (carta, petrolio, chimica) vedevano nella canapa industriale un concorrente e finanziarono, direttamente o indirettamente, la campagna proibizionista.

“Reefer Madness” (1936)

L’Apice della Follia Propagandistica

Il film “Reefer Madness” è uno dei più noti esempi di questa propaganda. Originariamente intitolato “Tell Your Children” e prodotto da un gruppo religioso con fini moralistici, fu successivamente acquisito e rieditato dal maestro dell’exploitation Dwain Esper, che gli diede il suo celebre titolo e lo distribuì con un intento più apertamente sensazionalistico.
 
La trama di “Reefer Madness” è un catalogo di cliché e orrori legati all’uso di marijuana:
  • Un gruppo di studenti delle scuole superiori viene attirato in una casa dove si fuma “reefer” (marijuana).
  • Dopo un singolo “tiro”, i personaggi cadono immediatamente in uno stato di euforia incontrollata, risate isteriche, visioni e allucinazioni.
  • Le conseguenze sono rapide e devastanti: incidenti stradali, omicidi (con un’ascia!), tentativi di stupro, suicidi, balli sfrenati, promiscuità sessuale e, in ultima analisi, pazzia o morte. Una delle scene più iconiche mostra un giovane che, sotto l’effetto della droga, ride istericamente mentre suona il pianoforte in modo frenetico, mentre un altro si getta da una finestra.
Il film fu concepito per essere proiettato in scuole e chiese, un monito terrificante per i giovani e i loro genitori.
 
La sua esagerazione era tale da renderlo, involontariamente, comico per un pubblico moderno, trasformandolo in un cult movie negli anni ’70, apprezzato per la sua assurda rappresentazione dei pericoli della cannabis.
Oggi è considerato un classico esempio di come la disinformazione possa essere usata per manipolare l’opinione pubblica.
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“Assassin of Youth” (1937)

Un Fratello Minore con lo Stesso Obiettivo
Distribuito nello stesso anno del fondamentale Marihuana Tax Act, “Assassin of Youth” (Assassino della Gioventù) condivideva la stessa missione e lo stesso stile di “Reefer Madness”.
Il titolo stesso era un richiamo diretto a un articolo sensazionalistico di Harry Anslinger apparso su “The American Magazine”, che narrava storie di omicidi e follia presumibilmente causati dalla marijuana.
 
La trama di “Assassin of Youth” ruota attorno a una giovane ereditiera che finisce coinvolta in un gruppo di spacciatori di marijuana. Il film descrive la cannabis come la causa di:
  • Degenerazione morale: Le scene mostrano giovani che si abbandonano a comportamenti lascivi e irresponsabili.
  • Violenza: L’uso della droga porta a scatti d’ira e azioni pericolose.
  • Caduta sociale: I personaggi perdono il loro status, la loro reputazione e la loro sanità mentale.
Anche se meno noto e con un impatto culturale forse minore rispetto a “Reefer Madness”, “Assassin of Youth” rafforzò ulteriormente la narrativa che dipingeva la cannabis come una minaccia esistenziale per la società e la gioventù americana.
 
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L’Eredità della Paura: Come Questi Film Hanno Plasmato il Proibizionismo

Il vero potere di questi film non risiedeva nella loro qualità cinematografica (spesso scadente), ma nella loro capacità di manipolare l’opinione pubblica.

 

In un’era in cui la televisione non esisteva e il cinema era una delle principali fonti di informazione e intrattenimento, queste pellicole, insieme agli articoli di giornale sensazionalistici e alle dichiarazioni di Anslinger, contribuirono a creare un’isteria di massa.

 

Il loro messaggio era chiaro e martellante: la marijuana era un male assoluto che doveva essere eradicato per proteggere la società.

Questa paura generalizzata fu strumentale nel facilitare l’approvazione del Marihuana Tax Act del 1937, la legge che di fatto criminalizzò la cannabis a livello federale negli Stati Uniti, mettendo fine non solo all’uso ricreativo, ma anche all’intera e promettente industria della canapa.

Oggi, “Reefer Madness” e “Assassin of Youth” rimangono testimonianze vivide di come la propaganda e la disinformazione possano essere utilizzate per influenzare le politiche pubbliche e demonizzare una pianta con una storia millenaria di utilità.

 

La loro eredità ci ricorda l’importanza di basare le decisioni legislative su prove scientifiche solide, piuttosto che sulla paura e il pregiudizio.

E proprio da qui ci ricolleghiamo al nostro precedente articolo:

La Canapa: Dalla Libertà Millenaria al Sogno Industriale Infranto dal Proibizionismo“.

 

Mentre questi film dipingevano scenari apocalittici, la realtà era che la canapa stava per rivoluzionare interi settori industriali.

La sua demonizzazione, alimentata anche da questa propaganda cinematografica, soffocò sul nascere quel potenziale di “chemurgia” e innovazione che avrebbe potuto cambiare la storia economica e ambientale del ‘900.

Fortunatamente, come abbiamo visto, la storia è ciclica, e oggi stiamo assistendo a una nuova rinascita della canapa, con la riscoperta delle sue infinite applicazioni.

 

È una riscoperta che non dimentica le lezioni del passato, imparando dagli errori di una propaganda basata sulla paura.

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