Cactus Mistici

AVVERTENZA IMPORTANTE:
Le informazioni fornite di seguito sono puramente a scopo didattico e informativo.
L’uso, la coltivazione o la detenzione di cactus contenenti sostanze psicoattive, come la mescalina, sono illegali in molte giurisdizioni e possono comportare gravi conseguenze legali.
Inoltre, l’assunzione di queste sostanze può comportare seri rischi per la salute fisica e mentale.
Non incoraggiamo né promuoviamo in alcun modo l’uso di queste piante per scopi non consentiti dalla. È fondamentale informarsi e rispettare le leggi vigenti nel proprio paese.

Tabella dei Contenuti

Il Mondo Affascinante dei Cactus: Maestri di Adattamento

 

I cactus sono piante incredibilmente affascinanti e resilienti, capaci di prosperare in alcuni degli ambienti più inospitali del nostro pianeta. Appartenenti alla famiglia delle Cactaceae, sono un gruppo di piante succulente quasi esclusivamente native delle Americhe, dal Canada meridionale alla Patagonia, con una sola eccezione (il Rhipsalis baccifera) che si trova anche in Africa e nello Sri Lanka.

Caratteristiche Distintive dei Cactus

Ciò che rende un cactus un cactus, distinguendolo da altre piante succulente, è la presenza delle areole. Le areole sono piccole strutture rialzate, simili a cuscini lanuginosi o feltrosi, da cui spuntano spine, glochidi (spine piccole e barbate), fiori e nuovi rami. Sono una caratteristica unica della famiglia Cactaceae.

Ecco le loro principali caratteristiche:

  1. Corpi Succulenti: La maggior parte dei cactus ha fusti carnosi e spessi che fungono da serbatoi d’acqua. Questa è la loro strategia principale per sopravvivere in ambienti aridi. La forma dei fusti può variare enormemente: globosa (come il classico cactus “palla”), colonnare (alti e slanciati), piatti (come il fico d’India) o anche striscianti.
  2. Assenza di Foglie (o foglie modificate): Nella maggior parte delle specie, le foglie sono state ridotte a spine o sono completamente assenti. Questa è un’altra strategia cruciale per ridurre la perdita d’acqua per traspirazione. Le spine non solo proteggono la pianta dagli animali erbivori, ma possono anche aiutare a catturare l’umidità dall’aria e a fornire un po’ d’ombra.
  3. Radici Superficiali ed Estese: Molti cactus sviluppano un sistema radicale poco profondo ma molto esteso orizzontalmente. Questo permette loro di assorbire rapidamente qualsiasi pioggia, anche leggera, prima che evapori.
  4. Fotosintesi CAM: I cactus utilizzano un processo di fotosintesi speciale chiamato “Metabolismo Acido delle Crassulacee” (CAM). Questo permette loro di aprire gli stomi (i pori attraverso cui respirano) solo di notte, quando le temperature sono più basse e l’umidità è più alta, minimizzando così la perdita d’acqua durante il giorno.
  5. Fiori Spettacolari: Molti cactus producono fiori incredibilmente belli, spesso grandi e vivacemente colorati. Questi possono sbocciare di giorno o di notte, a seconda della specie e del tipo di impollinatore (insetti diurni, falene notturne, pipistrelli, uccelli).

Habitat ed Ecologia

I cactus occupano una vasta gamma di habitat, dalle foreste pluviali (dove crescono come epifite su alberi, come alcune specie di Rhipsalis o Epiphyllum) ai deserti più aridi, passando per le praterie e le zone montane. La loro straordinaria capacità di adattamento li ha resi un componente vitale di molti ecosistemi desertici, fornendo cibo e acqua a una varietà di animali.

Popolarità e Coltivazione

Grazie alle loro forme uniche, alla resistenza e ai fiori sorprendenti, i cactus sono diventati piante ornamentali estremamente popolari in tutto il mondo. Sono apprezzati sia dai collezionisti che dagli appassionati di giardinaggio per la loro bassa manutenzione e la capacità di portare un tocco esotico a qualsiasi ambiente.

Cactus o Succulente?

  • Succulente: Sono piante che hanno sviluppato tessuti speciali (in fusti, foglie o radici) per immagazzinare grandi quantità d’acqua. Questo permette loro di sopravvivere in ambienti aridi o con poca acqua, come i deserti o le zone rocciose.
  • Cactaceae: Questa è la famiglia botanica specifica dei cactus. Tutte le piante che appartengono alla famiglia delle Cactaceae sono cactus e, di conseguenza, sono anche succulente. La loro caratteristica distintiva e unica è la presenza delle areole: piccole strutture simili a cuscinetti da cui crescono spine, peli e fiori. Questa è la famiglia botanica a cui appartengono sia il San Pedro che il Peyote. Tutti i membri della famiglia delle Cactaceae sono cactus

Tutti i cactus sono succulente, ma non tutte le succulente sono cactus    Ad esempio, l’Aloe vera o le Agavi sono succulente, ma non sono cactus.

La caratteristica distintiva che rende un cactus un cactus (e lo distingue dalle altre succulente) è la presenza delle areole. Le areole sono piccole strutture cuscino-like da cui crescono spine, peli, fiori e nuovi rami. Sia il San Pedro che il Peyote possiedono queste areole.

Ora che abbiamo una migliore comprensione della natura generale dei cactus, possiamo passare alle specie che contengono particolari composti chimici e sono oggetto di interesse etnobotanico.

Introduzione ai Cactus Allucinogeni

Il termine “cactus allucinogeni” si riferisce a diverse specie di cactus che, per loro natura, contengono alcaloidi psicoattivi, tra cui il più noto e studiato è la mescalina.

La loro azione sull’organismo umano può indurre alterazioni della percezione, del pensiero e dell’umore, simili a quelle provocate da altre sostanze psichedeliche.

La conoscenza di questi cactus e del loro utilizzo tradizionale è giunta fino a noi grazie a reperti archeologici, racconti etnografici e pratiche ancora vive in alcune comunità.

Nonostante la loro importanza storica e culturale, il loro status legale varia drasticamente a livello globale.

 

Di seguito, esamineremo i principali cactus noti per contenere mescalina, fornendo una panoramica delle loro caratteristiche distintive.

Una Storia Millenaria: Cactus Sacri e Tradizioni Antiche

 

Oltre alle loro caratteristiche botaniche e chimiche, il Peyote e il San Pedro vantano una storia e tradizioni millenarie che ne hanno plasmato il significato ben oltre la semplice presenza di mescalina.

Queste piante sono state considerate sacre e utilizzate per scopi spirituali, medicinali e divinatori da diverse culture indigene per migliaia di anni.

Le tribù indiane d’America utilizzavano questi cactus, facendone infusi o semplicemente mangiandoli, come medicinali o per fare dei “viaggi” spirituali. Secondo questi popoli, la forte nausea ed il vomito provocata dalla loro ingestione, avevano effetti depurativi, sia del corpo che dell’anima. Gli effetti a cui queste sostanze potrebbero indurre sono le allucinazioni, aumento della percezione dei sensi, perdita della concezione del tempo, rilassamento ed altri piccoli effetti come il ritorno alla memoria di ricordi scordati. Ovviamente gli effetti del Peyote sono maggiori rispetto a quelli del San Pedro e della Torcia Peruviana, poiché contiene una concentrazione di mescalina maggiore.

Per il Peyote (Lophophora williamsii), la sua storia è profondamente intrecciata con le tradizioni delle tribù native del Messico settentrionale e del Sud-Ovest degli Stati Uniti. Per queste popolazioni, il Peyote non è mai stato una semplice “droga”, ma un sacramento vivo, una via per connettersi con il divino, per la guarigione fisica e spirituale, per la visione e la guida morale. Ancora oggi, la Native American Church utilizza il Peyote come parte centrale delle sue cerimonie religiose, preservando una pratica che affonda le radici in un passato antichissimo, testimoniato da reperti archeologici risalenti a migliaia di anni fa.

Il San Pedro (Echinopsis pachanoi) ha una storia altrettanto ricca e complessa, radicata nelle culture andine (Perù, Bolivia, Ecuador). La sua presenza è documentata in reperti archeologici che risalgono a oltre 3.000 anni fa, come quelli della cultura Chavín in Perù. Qui, il cactus era venerato come una pianta maestra, utilizzata dagli sciamani (curanderos) in riti di guarigione, divinazione e per ottenere visioni. Veniva spesso preparato come una bevanda e consumato in contesti cerimoniali specifici, accompagnato da canti e preghiere, con l’intento di esplorare il mondo spirituale e ottenere saggezza. Il suo uso era (ed è in alcuni contesti tradizionali) parte integrante di un sistema complesso di credenze e pratiche che vedevano queste piante come ponti tra il mondo umano e quello spirituale.

Queste tradizioni sottolineano come Peyote e San Pedro siano stati (e in alcuni contesti siano ancora) considerati molto più che semplici cactus psicoattivi, rivestendo un ruolo centrale nelle cosmologie e nelle pratiche spirituali di intere civiltà.   

Cosa sono gli Alcaloidi?

Gli alcaloidi sono una classe estremamente ampia e affascinante di composti chimici di origine naturale. La loro caratteristica distintiva è la presenza di almeno un atomo di azoto nella loro struttura molecolare, generalmente inserito in un anello eterociclico. Questa configurazione conferisce loro proprietà basiche (cioè alcaline) e una notevole reattività chimica, che spesso si traduce in effetti biologici marcati sugli esseri umani e su altri organismi.

Questi composti sono principalmente prodotti del metabolismo secondario delle piante, ovvero quei processi non direttamente essenziali per la crescita immediata, ma fondamentali per la difesa, la riproduzione e la sopravvivenza della pianta stessa. Tuttavia, gli alcaloidi non sono esclusivi del mondo vegetale: anche funghi, batteri e alcuni animali possono produrli, come dimostrano gli effetti psichedelici di alcuni funghi contenenti psilocibina.

Grazie alla loro diversità e potenza, gli alcaloidi hanno sempre avuto un ruolo significativo. Sono stati (e sono tuttora) ampiamente studiati in farmacologia, rappresentando una delle fonti naturali più importanti per lo sviluppo di numerosi farmaci utilizzati ancora oggi (basta pensare alla morfina, alla codeina o all’atropina). Però, possono anche essere tossici o, nel caso della mescalina, avere proprietà psicoattive.

In pratica, quando parliamo di “alcaloidi e mescalina” nel contesto di questi cactus, intendiamo che la mescalina è un tipo specifico di alcaloide – il principale o uno dei più rilevanti – presente nella pianta, anche se spesso sono accompagnati da altri alcaloidi minori che contribuiscono al loro complesso profilo chimico.

Sintesi e Distribuzione degli Alcaloidi:

Gli alcaloidi, come la mescalina, sono prodotti dalla pianta e sono distribuiti in diverse sue parti. Sebbene la concentrazione maggiore sia tipicamente trovata nella parte verde fotosintetica del cactus (il “bottone” per il Peyote o la “buccia” del fusto per il San Pedro), la mescalina può essere presente, seppur in quantità minori, anche in altre parti come i frutti e a volte persino le radici (anche se nelle radici del Peyote è molto bassa).

 

Variabilità: È importante ricordare che la concentrazione di mescalina può variare significativamente anche all’interno della stessa specie e tra piante diverse, influenzata da fattori come:

  • Età della pianta: Piante più mature tendono ad avere concentrazioni più alte.
  • Condizioni di crescita: Luce solare, stress ambientale, disponibilità di nutrienti.
  • Parte della pianta: Il fusto è generalmente la parte più potente.
  • Varietà/Chemiotipo: Esistono variazioni genetiche che possono influenzare la produzione di alcaloidi.

Cos’è la MESCALINA?

La mescalina è un alcaloide naturale e una delle sostanze psicoattive più antiche conosciute, estratta principalmente da cactus come il Peyote (Lophophora williamsii) e il San Pedro (Echinopsis pachanoi).

Chimicamente, la mescalina appartiene alla classe delle fenetilammine, un gruppo di composti che include anche neurotrasmettitori naturali del nostro cervello. È proprio attraverso l’interazione con specifici recettori cerebrali che la mescalina provoca i suoi effetti.

Quando assunta, può indurre una serie di alterazioni percettive, emotive e cognitive, spesso descritte come:

  • Allucinazioni visive (colori intensi, forme geometriche, distorsioni).
  • Aumento della percezione sensoriale (suoni, tatto, olfatto).
  • Perdita della concezione del tempo e dello spazio.
  • Sensazioni di rilassamento o, al contrario, di stimolazione.
  • Il riaffiorare di ricordi o pensieri dimenticati.
Ora che abbiamo una migliore comprensione della natura generale dei cactus e degli  alcaloidi, possiamo passare alle specie che contengono particolari composti chimici e sono oggetto di interesse etnobotanico.

Principali Cactus Allucinogeni:

  1. Lophophora williamsii (Peyote)

Specie protetta dalla Convenzione CITES.
    • Descrizione: Questo è forse il più famoso e iconico tra i cactus psicoattivi. È un piccolo cactus senza spine (o con spine molto rade e morbide nelle areole), di forma globosa o appiattita, che cresce quasi completamente interrato, lasciando esposta solo la parte superiore (chiamata “bottone”). Il colore varia dal verde-azzurro al grigio-verde.
    • Areole: Le areole sono coperte da ciuffi di peli bianchi o grigi.
    • Fiori: Piccoli fiori rosa o bianchi che sbocciano dalla parte superiore del bottone.
    • Habitat: Originario del Texas meridionale e del Messico (Deserto di Chihuahua).
    • Crescita: Molto lenta, il che lo rende vulnerabile alla raccolta eccessiva.
    • Contenuto di Mescalina: È noto per avere un’alta concentrazione di mescalina.
    • Status: In molti paesi, la coltivazione e la detenzione sono severamente proibite. Alcune tribù native americane hanno eccezioni legali per l’uso religioso.
  1. Echinopsis pachanoi (San Pedro)

    • Descrizione: Un cactus colonnare a crescita rapida, di colore verde chiaro o azzurro-verde. Molto più grande del Peyote, può raggiungere diversi metri di altezza.
    • Fusti: Generalmente ha 4-8 coste arrotondate (più comunemente 6-7).
    • Spine: Tipicamente spine corte (meno di 2 cm) o quasi assenti, soprattutto negli esemplari più vecchi o coltivati.
    • Fiori: Grandi fiori bianchi, notturni e molto profumati.
    • Habitat: Originario delle Ande dell’Ecuador e del Perù.
    • Contenuto di Mescalina: Contiene mescalina, ma generalmente in concentrazioni inferiori rispetto al Peyote, e varia molto a seconda del clone e delle condizioni di crescita.
    • Status: La sua coltivazione come pianta ornamentale è legale in molti luoghi, ma l’estrazione o l’uso a fini psicoattivi è illegale.
  1. Echinopsis peruviana (Peruvian Torch – Torcia Peruviana)

    • Descrizione: Simile al San Pedro (E. pachanoi), ma tende ad essere più robusto e di colore verde più scuro, spesso con sfumature blu-grigiastre.
    • Fusti: Solitamente 6-9 coste ben definite e più taglienti.
    • Spine: Caratterizzato da spine più lunghe e robuste (fino a 10 cm o più), di colore giallo o marrone, spesso molto affilate e rivolte verso l’esterno.
    • Habitat: Originario delle Ande del Perù.
    • Contenuto di Mescalina: Similmente a E. pachanoi, contiene mescalina, con concentrazioni variabili.
    • Status: Come per E. pachanoi, la legalità si riferisce alla coltivazione ornamentale; l’uso o l’estrazione è illegale.
  1. Echinopsis bridgesii (Bolivian Torch – Torcia Boliviana / Achuma)

    • Descrizione: Un altro cactus colonnare robusto, spesso con una crescita a forma di “stella” quando ha 4 coste.
    • Fusti: Solitamente 4-6 coste prominenti.
    • Spine: La lunghezza e la presenza delle spine sono molto variabili: alcuni cloni hanno spine molto corte, altri presentano spine lunghe e affilate (fino a 6-7 cm).
    • Habitat: Originario della Bolivia.
    • Contenuto di Mescalina: Contiene mescalina e altri alcaloidi. Alcune fonti suggeriscono che certi cloni di E. bridgesii possano avere concentrazioni di mescalina paragonabili o superiori a quelle di E. pachanoi.
    • Status: Simile agli altri cactus del gruppo San Pedro.

Ricorda: La coltivazione e l’uso di queste piante per le loro proprietà psicoattive sono soggetti a leggi molto severe nella maggior parte dei paesi.

Le informazioni qui fornite sono solo a scopo conoscitivo e non intendono promuovere alcuna attività illegale.

Ci sono altri cactus psichedelici?

Sebbene la Lophophora williamsii (Peyote) e le specie del gruppo “San Pedro” (Echinopsis pachanoi, E. peruviana, E. bridgesii, ecc.) siano i cactus più noti e studiati per il loro contenuto di mescalina, non sono gli unici cactus a contenere alcaloidi psicoattivi, anche di Lophophora ne esistono tantissme varietà, ne vedremo di seguito alcune..

Il regno dei cactus è vasto e la ricerca scientifica ha identificato la presenza di vari alcaloidi in molte altre specie, anche se spesso in concentrazioni molto più basse, o con profili di alcaloidi diversi che non sempre producono effetti allucinogeni significativi o desiderabili nell’uomo.

Perché Peyote e San Pedro sono i più noti:

 
  • Contenuto di Mescalina: Sono tra le specie che contengono mescalina in quantità sufficienti da essere considerate psicoattive e sono state storicamente utilizzate per tali scopi.
  • Uso Etnobotanico Documentato: Il loro impiego in cerimonie religiose e tradizionali da parte delle popolazioni indigene è ben documentato e risale a migliaia di anni fa, il che ha contribuito alla loro fama.
  • Relativa Facilita di Identificazione: Sebbene la tassonomia possa essere complessa, sono relativamente distinguibili e riconoscibili.

Questi cactus sono i più conosciuti per la presenza di mescalina, una componente psicoattiva presente in ognuna di essi, in particolare nel Peyote. In questi cactus sono presenti anche altri alcaloidi oltre alla mescalina, ma in maniera ridotta e meno noti.

Il Peyote inizia a produrre la mescalina solo dopo otto anni circa; quando inizia a produrre la mescalina si formano delle piccole spine simili a dei peletti sulla superficie del cactus.
 
Mentre il San Pedro e la Torcia Peruviana producono la mescalina già da subito, sebbene in minime quantità. Infatti la concentrazione di mescalina dipende dall’età della pianta e dai fattori climatici (temperatura, esposizione al sole, ecc.).
 
Ovviamente gli effetti del Peyote sono maggiori rispetto a quelli del San Pedro e della Torcia Peruviana, poiché contiene una concentrazione di mescalina maggiore.

Altre Specie di Cactus Contenenti Alcaloidi:

*ma non necessariamente allucinogeni in modo significativo o con la stessa efficacia
 

Diversi altri generi e specie di cactus sono stati analizzati e hanno rivelato la presenza di vari alcaloidi, anche se la loro potenza o il profilo di effetti non li rendono paragonabili al Peyote o al San Pedro per un uso “allucinogeno” tradizionale:

  • Alcune specie di Turbinicarpus: Ad esempio, Turbinicarpus alonsoi o Turbinicarpus pseudomacrochele sono stati studiati per la presenza di alcaloidi, ma non sono noti per effetti allucinogeni paragonabili.
  • Alcune specie di Ariocarpus: Questi cactus rari e lenti a crescere sono stati indagati per la presenza di alcaloidi, ma anche qui, l’uso tradizionale o la potenza allucinogena non sono comparabili al Peyote.
  • Alcune specie di Strombocactus: Simili ai precedenti, possono contenere vari alcaloidi.
  • Alcune specie di Coryphantha: Alcune specie di questo genere sono state riportate contenere piccole quantità di alcaloidi.

È importante notare che:

  • La concentrazione di alcaloidi può variare enormemente non solo tra specie diverse, ma anche tra individui della stessa specie, a seconda dell’età della pianta, delle condizioni di crescita, del clima e del suolo.
  • Molti di questi alcaloidi non sono mescalina e possono produrre effetti diversi, spesso non desiderabili o tossici, se assunti in quantità significative.
  • La ricerca su molti di questi cactus è ancora limitata e spesso si basa su analisi chimiche piuttosto che su un uso etnobotanico storico per scopi psicoattivi.

In conclusione, mentre Peyote e il gruppo San Pedro sono i “giganti” tra i cactus allucinogeni per la loro storia e il contenuto di mescalina, il fenomeno della presenza di alcaloidi è più diffuso all’interno della famiglia Cactaceae, anche se con effetti e potenze molto diverse.

ESISTONO TANTISSIME PIANTE CHE NASCONDONO UN SEGRETO, NON SOLO LE SUCCULENTE, MA QUESTA E’ UN’ALTRA STORIA ...
 
AVVERTENZA IMPORTANTE:
Le informazioni fornite di seguito sono puramente a scopo didattico e informativo.
L’uso, la coltivazione o la detenzione di cactus contenenti sostanze psicoattive, come la mescalina, sono illegali in molte giurisdizioni e possono comportare gravi conseguenze legali.
Inoltre, l’assunzione di queste sostanze può comportare seri rischi per la salute fisica e mentale.
Non incoraggiamo né promuoviamo in alcun modo l’uso di queste piante per scopi non consentiti dalla. È fondamentale informarsi e rispettare le leggi vigenti nel proprio paese.
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Il Peyote: Il Cactus Sacro del Deserto

 

Il Peyote, un termine che significa letteralmente PANE DEGLI DEI (Lophophora williamsii) è probabilmente il più celebre tra i cactus contenenti mescalina, con una storia millenaria di utilizzo in pratiche spirituali e medicinali tra le popolazioni indigene del Nord America. A differenza dei cactus colonnari come il San Pedro, il Peyote si distingue per le sue dimensioni ridotte e la sua forma unica, che lo rendono quasi mimetico nel suo habitat naturale.

 

Specie protetta dalla Convenzione CITES* (a seguire un approfondimento)

Caratteristiche Principali di Lophophora williamsii (Peyote)

  • Descrizione Generale: È un cactus piccolo, globoso o appiattito, che cresce lentamente e rimane quasi completamente interrato, esponendo solo la parte superiore del fusto (chiamata “bottone” o “corona”). Il suo colore varia dal verde-azzurro al grigio-verde, a volte con sfumature giallastre o rossastre a seconda dell’esposizione solare e delle condizioni ambientali.
  • Dimensioni: Un bottone di Peyote maturo ha solitamente un diametro di 4-12 cm, ma può raggiungere anche i 15 cm. La parte sotto terra, inclusa la radice a fittone, è molto più grande della parte esposta.
  • Fusti e Coste: Il fusto è diviso in coste (generalmente da 5 a 13, ma a volte di più) che non sono nette e appuntite come in altri cactus, bensì arrotondate e spesso poco pronunciate, quasi come “cuscinetti”.
  • Areole e Spine: Una delle sue caratteristiche più distintive è l’assenza di spine vere e proprie. Le areole sono coperte da piccoli ciuffi di peli bianchi o grigiastri e lanuginosi, che gli conferiscono un aspetto morbido e vellutato. Questo lo rende unico nel panorama dei cactus.
  • Fiori: Produce piccoli fiori che sbocciano dalla parte centrale superiore del bottone (il “vertice”). I fiori sono tipicamente di colore rosa pallido, ma possono variare dal bianco al giallo o al rossastro. Appaiono in primavera e in estate.
  • Frutti e Semi: Dopo la fioritura, produce piccoli frutti rossi o rosati (commestibili dal sapore dolciastro), simili a bacche, che contengono minuscoli semi neri e lucidi.
  • Radici: Sviluppa una radice a fittone molto grande e carnosa, che può estendersi profondamente nel terreno per immagazzinare acqua e sostanze nutritive, permettendogli di sopravvivere in condizioni di estrema aridità.
  • Crescita: La crescita del Peyote è notoriamente molto lenta. Può impiegare anni, se non decenni, per raggiungere le dimensioni di un bottone maturo, il che lo rende particolarmente vulnerabile alla raccolta eccessiva e alla distruzione dell’habitat.
  • Contenuto di Alcaloidi: Il Peyote è famoso per il suo alto contenuto di mescalina (che può variare dall’1% al 6% del peso secco), ma contiene anche un complesso mix di altri alcaloidi (circa 50) che contribuiscono ai suoi effetti e al suo sapore amaro.

Habitat Naturale

Il Peyote è originario del deserto di Chihuahua, una vasta regione arida che si estende dal Texas meridionale negli Stati Uniti fino al Messico centrale

Nelle vaste e aride distese del Texas meridionale e del Messico settentrionale, la Lophophora williamsii ha imparato a sopravvivere in condizioni estreme. Non la troverai in riva ai fiumi o sotto l’ombra fitta di grandi alberi. Questa resiliente cactacea predilige i terreni calcarei e ben drenati delle zone desertiche e semi-desertiche, spesso crescendo parzialmente interrata e trovando riparo tra le rocce o a ridosso di arbusti bassi e cespugli che le offrono una protezione parziale dal sole più cocente. La sua radice a fittone, profonda e robusta, è una perfetta testimonianza della sua capacità di resistere a lunghi periodi di siccità, attingendo acqua dagli strati più profondi del terreno.

Utilizzo Tradizionale e Culturale

Per migliaia di anni, il Peyote è stato venerato come pianta sacra da numerose tribù indigene, in particolare tra i nativi americani del Nord America (come i Navajo, i Comanche, gli Huichol in Messico e molti altri). È stato e continua a essere utilizzato in cerimonie religiose, rituali di guarigione e pratiche spirituali per la visione, la preghiera e la connessione con il divino. La Chiesa Nativa Americana, ad esempio, utilizza il Peyote come sacramento.

Nota Importante sulla Legalità e la Conservazione: A causa del suo contenuto di mescalina e della sua storia di utilizzo tradizionale, il Peyote è una pianta con uno status legale molto complesso. Nella maggior parte dei paesi, e anche negli Stati Uniti (con alcune eccezioni per l’uso religioso da parte delle tribù riconosciute), la sua coltivazione, possesso e, soprattutto, l’uso sono illegali e soggetti a gravi sanzioni. Inoltre, a causa della sua crescita estremamente lenta e della distruzione del suo habitat, il Peyote è una specie vulnerabile e minacciata in natura.

Varietà di Lephophora

Il genere Lophophora è relativamente piccolo, con le specie principali che sono due, e poi diverse varietà/sottospecie che a volte sono state classificate come specie separate e poi riclassificate.

La specie di Lophophora per eccellenza, nota per il suo contenuto significativo di mescalina, è:

  1. Lophophora williamsii (il Peyote classico)
    • Caratteristiche: È la specie più conosciuta e storicamente usata per le sue proprietà psicoattive. La mescalina è il suo alcaloide predominante.
    • Concentrazione di mescalina: Contiene mescalina in quantità significative, generalmente dal 0.4% (peso fresco) al 3-6% (peso secco) del tessuto del cactus. Alcuni studi riportano fino al 60 alcaloidi diversi, con la mescalina come principale.
    • Provenienza: Principalmente dal Messico settentrionale (deserto di Chihuahua) e dal Texas meridionale.

Altre specie o varietà di Lophophora contengono mescalina, ma in quantità molto minori o tracce:

  1. Lophophora diffusa
    • Caratteristiche: Questa specie è morfologicamente diversa dalla L. williamsii (spesso più piatta, con coste meno definite, di colore più giallastro-verde).
    • Concentrazione di mescalina: Tradizionalmente si riteneva che non contenesse mescalina o solo tracce minime. Alcuni studi più recenti hanno confermato che può contenere mescalina, ma in quantità molto basse (a volte non rilevabili con alcune analisi) e con una predominanza di altri alcaloidi come la pellotina (che non è psicoattiva nello stesso modo). È considerata “farmacologicamente inattiva” per gli effetti psichedelici.
    • Provenienza: Messico centrale, in un’area più meridionale rispetto a L. williamsii.
  2. Lophophora fricii
    • Caratteristiche: Spesso considerata una specie a sé stante, o a volte una sottospecie di L. diffusa.
    • Concentrazione di mescalina: Simile a L. diffusa, contiene mescalina in tracce o in quantità molto basse. È ricca di pellotina e anhalonidina. Anche questa non è considerata psicoattiva in modo significativo.
    • Provenienza: Coahuila, Messico.
  3. Lophophora decipiens
    • Caratteristiche: Alcuni studi la considerano una varietà di L. williamsii o talvolta legata al gruppo L. diffusa. Ha una crescita più rapida rispetto a L. williamsii.
    • Concentrazione di mescalina: Sembra contenere mescalina in quantità simili o leggermente inferiori a L. williamsii, ma è meno studiata a livello chimico. Alcune fonti indicano che può superare il 3% di mescalina (peso secco), rendendola una specie con un potenziale contenuto rilevante, anche se con maggiore variabilità e meno documentazione rispetto a L. williamsii.
    • Provenienza: Coahuila, Messico (vicino a Torreón).

In sintesi, l’elenco principale di Lophophora che contengono mescalina è:

  • Lophophora williamsii (la specie con la maggiore e più consistente quantità di mescalina, quella usata tradizionalmente per scopi enteogenici).
  • Lophophora decipiens (potenzialmente con quantità rilevanti, ma meno studiate e potenzialmente più variabili).
  • Lophophora diffusa e Lophophora fricii (contengono mescalina in tracce o quantità molto basse, non considerate psicoattive a livello tradizionale).

Nota Importante sulla Legalità e la Conservazione del Peyote:

È fondamentale sapere che il Peyote (Lophophora williamsii), a differenza del San Pedro, è un cactus estremamente protetto e la sua detenzione, coltivazione e uso a fini psicoattivi sono severamente vietati in Italia e in molte altre giurisdizioni..

 La mescalina, il principio attivo contenuto nel Peyote, è una sostanza stupefacente. Pertanto, l’acquisto di questa specifica specie non è possibile nei vivai legali, e tentativi di aggirare tali divieti possono comportare gravi sanzioni legali. La sua conservazione in natura è critica, data la crescente minaccia di raccolta illegale e distruzione dell’habitat che ne sta decimando le popolazioni selvatiche.

Specie protetta dalla Convenzione CITES.

 

La Convenzione CITES: Cos’è e Perché è Importante per le Piante

La CITES (acronimo di Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora) è un accordo internazionale tra governi, nato per garantire che il commercio internazionale di esemplari di animali e piante selvatici non minacci la loro sopravvivenza in natura. In altre parole, è uno strumento per regolamentare il commercio di specie a rischio di estinzione.

Nata nel 1973 a Washington D.C., la CITES oggi tutela oltre 38.000 specie. Non è una legge nazionale, ma una convenzione internazionale che ogni paese aderente deve poi implementare nelle proprie normative interne.

Perché è importante per le Lophophora (e altre piante):

La Lophophora williamsii, come molte altre specie di cactacee e succulente minacciate dal prelievo illegale in natura e dalla distruzione dell’habitat, è inserita nell’Appendice I della CITES. Questo significa che è tra le specie più a rischio di estinzione.

  • Commercio Estremamente Regolamentato: Per le specie in Appendice I, il commercio internazionale è proibito a fini commerciali. È permesso solo in casi eccezionali, per scopi non commerciali (es. ricerca scientifica, conservazione), e richiede permessi di importazione ed esportazione molto rigorosi e difficili da ottenere.
  • Impatto sulla Disponibilità: Questo è il motivo principale per cui la Lophophora williamsii non è disponibile legalmente nei vivai comuni e il suo acquisto o vendita internazionale è quasi impossibile per il pubblico. La CITES mira a bloccare il commercio che potrebbe ulteriormente depauperare le popolazioni selvatiche.

In sintesi, la CITES è un meccanismo globale che protegge la biodiversità regolamentando il commercio delle specie a rischio, e la Lophophora williamsii ne è un esempio chiave di specie che beneficia (o subisce, a seconda del punto di vista) di questa protezione.

 

PEYOTE (in breve)

  • “Peyote” è un Nome Comune Specifico, Ma Attenzione alle Specie Simili: Il termine “Peyote” si riferisce quasi esclusivamente alla specie Lophophora williamsii, nota per le sue proprietà psicoattive. Tuttavia, esistono altre specie all’interno del genere Lophophora (come Lophophora diffusa, Lophophora fricii, Lophophora koehresii, Lophophora alberto-vojtechii) che sono morfologicamente molto simili ma non contengono mescalina o ne contengono in quantità trascurabili. Queste altre specie non psicoattive sono talvolta disponibili per la vendita come piante ornamentali, ma non devono essere confuse con il vero Peyote.
  • Difficoltà nell’Identificazione e Rischi: Distinguere tra Lophophora williamsii e le altre specie di Lophophora può essere estremamente difficile anche per esperti, data la loro somiglianza estetica. Questo rende l’identificazione basata solo sull’aspetto visivo molto inaffidabile e aumenta il rischio di confusione.
  • Habitat Naturale e Conservazione: Il Lophophora williamsii è originario del Messico e di alcune aree del Texas meridionale. La sua crescita è estremamente lenta e le popolazioni selvatiche sono gravemente minacciate dalla raccolta indiscriminata per usi illegali, dalla distruzione dell’habitat e da fattori ambientali. Per questi motivi, è una specie inclusa nell’Appendice I della CITES (Convenzione sul Commercio Internazionale delle Specie di Flora e Fauna Selvatiche Minacciate di Estinzione), il che ne proibisce il commercio internazionale.

Variabilità e Ibridazione: Come menzionato, questi cactus sono incredibilmente variabili. Due esemplari della stessa specie possono apparire leggermente diversi a seconda della regione di origine, dell’età e delle condizioni di coltivazione. Inoltre, l’ibridazione (incroci tra specie diverse) è comune sia in natura che in coltivazione, il che rende l’identificazione ancora più complessa e dà origine a una miriade di “tipi” o “forme” che non corrispondono perfettamente a una singola descrizione.Ma non è tutto! Esistono anche forme coltivate ancora più particolari e ricercate dagli appassionati:

  • Varietà Variegate: Presentano una colorazione a due o più colori, con zone di tessuto che mancano di clorofilla (spesso gialle, crema o rosa) creando disegni unici e sorprendenti sul fusto.
  • Forme Crestaste (Cristate): La crescita del cactus non segue il classico sviluppo circolare, ma si appiattisce e si espande in una forma a ventaglio, a cresta o cerebriforme, creando sculture naturali spettacolari.
  • Forme Mostruose (Monstrose): La crescita è completamente irregolare, con tubercoli e protuberanze che si sviluppano in modo disordinato, dando al cactus un aspetto quasi “alieno” e scultoreo

Queste varietà aggiungono un ulteriore livello di complessità e bellezza, rendendo ogni esemplare un’opera d’arte vivente.

Curiosità e Foto di altre variabili:

Crestato e mostruoso non sono la stessa cosa, anche se entrambi sono tipi di crescita anomala e molto apprezzata nel mondo dei cactus e delle succulente.

Ecco la differenza:

  • Crestato (Cristata):
    • Si verifica quando il punto di crescita (il meristema apicale) di una pianta smette di funzionare come un singolo punto e inizia a moltiplicarsi lungo una linea.
    • Il risultato è una crescita che si appiattisce e si espande a formare una cresta, un ventaglio o una forma cerebriforme (che ricorda un cervello). La pianta cresce in modo lineare anziché in modo radiale o colonnare.
    • È una trasformazione della crescita in larghezza, che crea forme ondulate o a ventaglio.
  • Mostruoso (Monstrose):
    • Qui la crescita è completamente irregolare e disordinata. Invece di un punto di crescita lineare (come nel crestato), la pianta sviluppa più punti di crescita casuali in modo anomalo.
    • Il risultato sono forme insolite, con tubercoli, protuberanze, crescite gonfie e asimmetriche che non seguono alcun modello riconoscibile. Sembra quasi che la pianta sia “impazzita” nella sua crescita.
    • È una trasformazione della crescita in modo caotico e irregolare.

In sintesi:

  • Crestato: Crescita a ventaglio/cresta, più o meno piatta e lineare.
  • Mostruoso: Crescita irregolare, gonfia, disordinata, senza una forma definita.

Entrambe sono aberrazioni di crescita, ma visivamente molto diverse tra loro.

Lophophora Variegato e innsestato con san pedro(foto qui sopra)
 
Lophophora Crestato (foto qui sotto)
 

Il San Pedro: Gigante Verde delle Ande e la Sua Complessa Identità

 

Il termine “San Pedro cactus” è un nome comune e generico che si riferisce principalmente a Echinopsis pachanoi (precedentemente noto come Trichocereus pachanoi), ma include anche diverse specie strettamente correlate del genere Echinopsis, come Echinopsis peruviana e Echinopsis bridgesii.

Questo uso comune riflette sia la loro somiglianza morfologica che il loro ruolo storico e culturale. Queste piante colonnari imponenti sono native delle maestose Ande in Sud America, dove sono state impiegate per millenni in rituali sciamanici e cerimoniali.

Evoluzione del Nome e Variabilità Botanica

Per molto tempo, questi cactus erano classificati sotto il genere Trichocereus. Tuttavia, studi tassonomici più recenti hanno portato alla loro riclassificazione nel genere Echinopsis. Per questo motivo, spesso si vedono entrambi i nomi scientifici (vecchio e nuovo) usati come sinonimi.

La specie più classica e diffusa associata al nome “San Pedro” è Echinopsis pachanoi. Tuttavia, l’identificazione può essere complessa a causa della notevole variabilità genetica tra le specie e della frequente ibridazione, sia in natura che in coltivazione. È comune trovare piante etichettate erroneamente, e l’aspetto può cambiare a seconda del clone, dell’età della pianta e delle condizioni di coltivazione. Pertanto, è sempre consigliabile basarsi su un insieme di caratteristiche per una corretta identificazione.

Caratteristiche Principali del San Pedro (Echinopsis pachanoi)

Il vero Echinopsis pachanoi è un cactus a crescita relativamente rapida, di colore verde chiaro o azzurro-verde, con fusti che possono crescere dritti o ramificarsi dalla base, formando grandi cespi e raggiungendo altezze di 3-6 metri o più.

  • Fusti e Coste: I fusti sono carnosi e hanno tipicamente 4-8 coste (o nervature), anche se 6-7 sono le più comuni. Le coste sono solitamente arrotondate o con un leggero solco tra loro, non particolarmente taglienti.
  • Areole e Spine: Le areole sono biancastre o marroni. Una delle sue caratteristiche più apprezzate sono le spine corte (meno di 2 cm), di colore giallo-marrone, a volte quasi assenti, specialmente negli esemplari più vecchi o coltivati. Questa caratteristica lo rende più facile da maneggiare rispetto ad altri cactus spinosi.
  • Fiori: Produce grandi fiori bianchi e molto profumati che sbocciano di notte durante l’estate, attirando gli impollinatori notturni.
  • Frutti e Radici: Dopo la fioritura, produce frutti globosi di solito di colore verde scuro, a volte rossastri (commestibili, molto dolci, simili a piccole pitahaya) con piccoli semi neri. Il sistema radicale è fibroso ed esteso, permettendo un solido ancoraggio e l’assorbimento di nutrienti.

Specie Affini e Relazionate al Gruppo “San Pedro”

Oltre a Echinopsis pachanoi, altre specie simili, spesso raggruppate sotto il nome “San Pedro” o “Torcia”, includono:

  • Echinopsis peruviana (Peruvian Torch – Torcia Peruviana): Più robusto di E. pachanoi, con fusti verde scuro/bluastro e 6-9 coste più taglienti. Le sue spine sono più lunghe e robuste (fino a 10 cm o più), di colore giallo o marrone, spesso affilate e rivolte verso l’esterno.
  • Echinopsis cuzcoensis (Cactus di Cuzco): Simile a E. peruviana ma con fusto più snello e colore verde più chiaro. Ha 7-9 coste e spine robuste ma meno numerose.
  • Echinopsis scopulicola (San Pedro di Scopulicola): Specie rara con un numero molto basso di coste (3-5), spesso molto arrotondate, e spine generalmente molto corte o assenti, quasi priva di spigoli.
  • Echinopsis bridgesii (Bolivian Torch – Torcia Boliviana / Achuma): Cactus robusto, spesso con 4-6 coste prominenti e una sezione a “stella” (quando ha 4 coste). Le spine sono variabili, da corte e rade a lunghe e affilate (fino a 6-7 cm), di colore giallo-marrone.
  • Echinopsis lageniformis: Molto simile a E. bridgesii, spesso considerato sinonimo o varietà, con caratteristiche e habitat simili in Bolivia.
  • Echinopsis terscheckii (Cardon Grande): Una specie molto grande, che può crescere fino a dimensioni arboree. Ha fusti robusti con numerose coste (spesso 8-14) e spine giallo-dorate, da medie a lunghe. Coltivata principalmente come esemplare paesaggistico.

Habitat Naturale, Crescita e Utilizzo Tradizionale

Il San Pedro e le sue specie affini sono nativi delle Ande, prosperando ad altitudini elevate (spesso tra i 2.000 e i 3.000 metri) in paesi come Ecuador, Perù, Bolivia e Argentina. Qui crescono in vari ambienti, dalle valli secche alle zone semi-umide. A differenza del Peyote, che ha una crescita estremamente lenta, il San Pedro è considerato a crescita relativamente rapida nel mondo dei cactus, rendendolo più facile da coltivare e propagare, anche per scopi ornamentali.

Il San Pedro vanta una storia etnobotanica millenaria, con rappresentazioni in reperti archeologici peruviani risalenti a oltre 3.000 anni fa. In alcune comunità andine, è ancora utilizzato da sciamani e curanderos in cerimonie di guarigione, rituali divinatori e pratiche spirituali per indurre stati di coscienza alterati e facilitare la connessione con il mondo spirituale. Il suo utilizzo è profondamente radicato nelle tradizioni culturali e religiose di queste popolazioni.

Nota Importante sulla Legalità e la Conservazione:

È cruciale ricordare che il San Pedro, pur essendo di libera vendita e ampiamente coltivato come pianta ornamentale, contiene mescalina, l’estrazione o l’uso a fini psicoattivi sono illegali in molte giurisdizioni e possono comportare gravi sanzioni. È fondamentale conoscere e rispettare le leggi locali e nazionali. In natura, alcune popolazioni selvatiche possono essere minacciate dalla raccolta illegale o dalla distruzione dell’habitat.

SAN PEDRO (in breve)

  • “San Pedro” è un Nome Comune, Non un Nome Scientifico Unico: Questa è la base di tutta la questione. Come “mela” non identifica una sola varietà di mela, “San Pedro” è un termine ombrello che la gente usa per riferirsi a diversi cactus colonnari delle Ande.
  • Cambiamenti nella Classificazione Botanica: Per molto tempo, i cactus San Pedro e affini erano classificati sotto il genere Trichocereus (es. Trichocereus pachanoi, Trichocereus peruvianus). Tuttavia, recenti studi tassonomici e filogenetici hanno portato alla riclassificazione di molte di queste specie nel genere Echinopsis. Questo è il motivo per cui vedrai spesso i due nomi scientifici (vecchio e nuovo) tra parentesi (sin. = sinonimo). Ad esempio, Echinopsis pachanoi è il nome accettato, con Trichocereus pachanoi come sinonimo. Questa transizione è ancora in corso in molti ambiti, e puoi trovare entrambe le denominazioni.
  • La Specie Più Comunemente Riferita come “San Pedro”: La specie che storicamente e più diffusamente viene chiamata semplicemente “San Pedro” è Echinopsis pachanoi (o Trichocereus pachanoi). È quella con le spine più corte o assenti e le coste più arrotondate.
  • Le Altre Specie “Torcia”: Echinopsis peruviana (Peruvian Torch) ed Echinopsis bridgesii (Bolivian Torch) sono molto simili e spesso vengono raggruppate mentalmente sotto l’ombrello “San Pedro” per la loro forma e le proprietà simili, anche se hanno spine più pronunciate o morfologie leggermente diverse.

Variabilità e Ibridazione: Come menzionato, questi cactus sono incredibilmente variabili. Due esemplari della stessa specie possono apparire leggermente diversi a seconda della regione di origine, dell’età e delle condizioni di coltivazione. Inoltre, l’ibridazione (incroci tra specie diverse) è comune sia in natura che in coltivazione, il che rende l’identificazione ancora più complessa e dà origine a una miriade di “tipi” o “forme” che non corrispondono perfettamente a una singola descrizione.Ma non è tutto! Esistono anche forme coltivate ancora più particolari e ricercate dagli appassionati:

  • Varietà Variegate: Presentano una colorazione a due o più colori, con zone di tessuto che mancano di clorofilla (spesso gialle, crema o rosa) creando disegni unici e sorprendenti sul fusto.
  • Forme Crestaste (Cristate): La crescita del cactus non segue il classico sviluppo circolare, ma si appiattisce e si espande in una forma a ventaglio, a cresta o cerebriforme, creando sculture naturali spettacolari.
  • Forme Mostruose (Monstrose): La crescita è completamente irregolare, con tubercoli e protuberanze che si sviluppano in modo disordinato, dando al cactus un aspetto quasi “alieno” e scultoreo

Queste varietà aggiungono un ulteriore livello di complessità e bellezza, rendendo ogni esemplare un’opera d’arte vivente.

Curiosità e Foto di altre variabili:

Crestato e mostruoso non sono la stessa cosa, anche se entrambi sono tipi di crescita anomala e molto apprezzata nel mondo dei cactus e delle succulente.

Ecco la differenza:

  • Crestato (Cristata):
    • Si verifica quando il punto di crescita (il meristema apicale) di una pianta smette di funzionare come un singolo punto e inizia a moltiplicarsi lungo una linea.
    • Il risultato è una crescita che si appiattisce e si espande a formare una cresta, un ventaglio o una forma cerebriforme (che ricorda un cervello). La pianta cresce in modo lineare anziché in modo radiale o colonnare.
    • È una trasformazione della crescita in larghezza, che crea forme ondulate o a ventaglio.
  • Mostruoso (Monstrose):
    • Qui la crescita è completamente irregolare e disordinata. Invece di un punto di crescita lineare (come nel crestato), la pianta sviluppa più punti di crescita casuali in modo anomalo.
    • Il risultato sono forme insolite, con tubercoli, protuberanze, crescite gonfie e asimmetriche che non seguono alcun modello riconoscibile. Sembra quasi che la pianta sia “impazzita” nella sua crescita.
    • È una trasformazione della crescita in modo caotico e irregolare.

In sintesi:

  • Crestato: Crescita a ventaglio/cresta, più o meno piatta e lineare.
  • Mostruoso: Crescita irregolare, gonfia, disordinata, senza una forma definita.

Entrambe sono aberrazioni di crescita, ma visivamente molto diverse tra loro.

San Pedro Crestato (foto qui sopra)
 
San Pedro Mostruoso (foto qui sotto)
 

Frutti Commestibili: Contengono Mescalina?

Quando si parla di cactus come il Peyote (Lophophora williamsii) e il San Pedro (Echinopsis pachanoi), spesso l’attenzione si concentra sulle loro proprietà psicoattive, dovute alla presenza di mescalina. Ma cosa dire dei loro frutti? Sono commestibili? E, soprattutto, contengono anch’essi questa sostanza?

La risposta è che sì, i frutti di entrambi questi cactus sono tecnicamente commestibili, ma con delle avvertenze fondamentali.

I frutti del Peyote sono piccoli e carnosi, spesso rosa o bianchi, con un sapore descritto come leggermente dolce.

Similmente, quelli del San Pedro sono verdi o rossastri, con una polpa dolce e rinfrescante che ricorda un po’ la pitahaya, e contengono piccoli semi neri.

Tuttavia, è cruciale capire che l’intera pianta, inclusi i frutti, sintetizza e contiene alcaloidi psicoattivi, principalmente mescalina.

Anche se la concentrazione nei frutti è generalmente inferiore rispetto al corpo principale del cactus, la mescalina è comunque presente.

La quantità esatta può variare molto a seconda dell’età della pianta, delle condizioni di crescita e della specifica varietà.

Questo significa che l’ingestione dei frutti, seppur “commestibili” in senso stretto, può comunque portare a effetti psichedelici e a reazioni avverse come nausea e vomito.

È per questo motivo che il consumo di queste parti della pianta, e più in generale l’uso della mescalina, è illegale in Italia e in molti altri paesi, dove la sostanza è classificata come stupefacente.

Inoltre, il Peyote è una specie a crescita lentissima e vulnerabile a causa della raccolta eccessiva.

Quindi, sebbene la natura abbia dotato queste piante di frutti che potrebbero apparire innocui, è fondamentale informarsi e rispettare sia la legge che la delicatezza di queste specie.

Non sono frutti da consumare come parte di una dieta comune.

Conclusione:

 
Conoscenza, Rispetto e Responsabilità.
 

Come abbiamo visto, il mondo dei cactus come il Peyote e il San Pedro è ricco di sfumature, ben oltre la loro più nota proprietà psicoattiva.

Dalle antiche cerimonie sciamaniche delle Ande e delle tribù Native Americane, dove questi cactus erano considerati sacri e venivano utilizzati per la guarigione e la connessione spirituale, fino alle affascinanti forme variegate, crestate e mostruose che ne esaltano la bellezza botanica, Peyote e San Pedro sono piante che meritano rispetto e una profonda comprensione.

È fondamentale approcciare questi argomenti con consapevolezza, distinguendo il valore storico-culturale dalla legalità e dalle potenziali conseguenze del consumo. Conoscere la loro storia, chimica e le forme uniche che possono assumere, ci permette di apprezzare la complessità e la meraviglia della natura, sempre con un occhio alla responsabilità e alla legislazione vigente.

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